PNRR: enti locali trascurano le procedure antiriciclaggio
Gli enti locali a causa di impreparazione, mancanza dirisorse e scarsa considerazione tendono ad essere spesso un punto debole dellamacchina stato. In questo periodo, in cui si parla tanto di ripresa e rilanciosono proprio Comuni, Province e Regioni ad usufruire di uno dei maxiinvestimenti del PNRR (circa 235 miliardi di euro), ma ancora una volta questienti presentano una problematica non trascurabile: un sistema di prevenzione antiriciclaggio che si presenta limitato elacunoso. Delle regioni italiane, due non hanno nemmeno costituito ufficipertinenti e otto non sono mai pervenute segnalazioni sospette (un dato pococredibile).
Da un bollettinopubblicato dall'Uif di Bankitalia (l'Unitàdi informazione finanziaria) sono emersi dati preoccupanti, relativi aldecennio 2011-2021. Nonostante la presenza di una solida normativa in materia edi un ampio spazio di manovra per le PA, diverse di queste non hanno sviluppatoi necessari enti gestori antiriciclaggio,ovvero gli uffici il cui scopo è proprio quello di individuare i presunti casidi riciclo di denaro sporco, commessi ai danni delle PA da parte di privati;casi in seguito segnali all'autorità preposta della Banca d'Italia. Unafunziona importantissima, se si pensa che gli enti locali sono poi quelli che gestisconoe controllano i procedimenti di concessione o autorizzazione di erogazionifinanziarie e procedure di appalto pubbliche
Sono 151 gli enti gestori antiriciclaggio istituiti dallePubbliche Amministrazioni ed iscritti al portaleInfostatUif, che ha il compito di raccogliere tutte le comunicazionirelative alle operazioni sospette. La sola Lombardia può vantare 30 di talienti gestori, mentre scendendo la lista delle regioni si trovano Molise e Valled'Aosta, che nei dieci anni esaminati non risultano aver nemmeno individuato ungestore. Un comportamento che, secondo l'ordinamento del lavoro pubblico,potrebbe essere causa di responsabilità dirigenziale. Il numero di 151 entiantiriciclaggio è stato raggiunto con grande lentezza, se si considera che nel 2017le PA iscritte al portale Infostat erano solo 44, salite a 106 tra il 2018 e il2019, quando l'Uif ha diffuso un primo set di indicatori allo scopo diagevolare l'individuazione di operazioni sospette, e infine a 139 e poi a 151negli ultimi due anni analizzati.
Sempre tra il 2011 e 2021 solo un quarto degli uffici iscrittia Infostat (ovvero 35) ha comunicato almeno un caso sospetto. Otto Regioni nonhanno invece fatto pervenire alcuna segnalazione: Basilicata, Calabria, Friuli-VeneziaGiulia, Marche, Liguria, Sardegna, Sicilia e Umbria. Dati che dimostranoun'ovvia improduttività, se si considera che nel solo 2021 le PA hanno inviatiappena 128 comunicazioni, al contrario degli operatori non finanziari(avvocati, commercialisti, notai etc), con 15.682 segnalazioni, e diintermediari e operatori finanziari (Poste, banche e simili), arrivati a quota 123.714comunicazioni. Dall'introduzione della norma antiriciclaggio (2007) al2021all'Uif sono pervenute soltanto 436 comunicazioni dal comparto pubblico,appena il 17,5% dagli enti locali e la maggior parte dalle amministrazionicentrali (il 75% circa).
Una situazione preoccupante, soprattutto in vista dell'arrivodei fondi del PNRR, che richiede invece un'alta attenzione e sensibilità daparte delle PA per evitare di veder le risorse pubbliche sottratte a quello cheè il loro legittimo e necessario utilizzo.