Smart working: una forma lavorativa da estendere anche oltre l'emergenza

Smart working: una forma lavorativa da estendere anche oltre l'emergenza

Il ministro Brunetta, firmando il Decreto Ministerialedell'ottobre 2021, ha sancito tra le altre cose l'uscita dello smart working dall'ambito dellemodalità ordinarie di svolgimento delle attività lavorative, introducendoinvece il concetto di prevalenza. Tale situazione fornisce un pericoloso alibialle pubbliche amministrazioni non intenzionate a supportare e migliorarel'influenza del lavoro agile, che ad oggi ha portato miglioramenti e vantaggi qualiefficienza organizzativa e benessere dei dipendenti, a scapito di alcune ovviedifficoltà (soprattutto iniziali) di gestione. Con il passaggio al regimeordinario della regolazione del lavoro agile (dal 1° aprile), si aprequindi, fino al rinnovamento del CCNL, una finestra di transizione normativa.

Costrette dallo scoppio della pandemia, le pubbliche amministrazionisi sono dovute attrezzare per fornire la possibilità di un contatto telematicoai cittadini (per i vari servizi), possibile solo attraverso l'utilizzo dellosmart working da parte dei propri dipendenti. Tale situazione ha portato anumerosi benefici, e dovrebbe essere una stabile base per implementare ancorapiù una simile forma lavorativa, si spera quindi che non ci siano marceindietro.

Con il periodo di transizione verso il CCNL, si potràeffettuare una vera e propria sperimentazione di questa nuova modalitàlavorativa, sviluppata durante la pandemia, poiché l'ambito normativo dellavoro agile (con la legge 81/17) fornisce piena autonomia organizzativa allePA. Una delle principali criticità è il ricorso ad un forte utilizzo dellosmart working a livello interno, per esigenze lavorative, mentre non si parladi nessuna "base" o "limite" per quanto riguarda leesigenze esterne. Il CCNL è stato già rinnovato in alcuni settori pubblici, enon vi si trova traccia del concetto diprevalenza, a dimostrazione che non ci sono vincoli reali fornitidall'indicazione del Decreto Ministeriale firmato da Brunetta.

La speranza è che con la forzatura data dall'emergenzasanitaria per l'utilizzo dello smart working, si possa invece dare ailavoratori impegnati in questa modalità paritàdi condizione, di accesso a diritti e istituti contrattuali, senzadiscriminazioni e verso la corretta parità di trattamento. Si parla quindi di formazione mirata, dotazione degli strumenti necessari e (all'occorrenza) specifichegaranzie assicurative.

Questo discorso è particolarmente valido e delicato per ilcampo della ricerca. Il settorericerca è infatti già di sua natura "agile" (in quanto improntatosull'autonomia e responsabilità del lavoratore) a cui si sono aggiunte lecaratteristiche e potenzialità del lavoro agile. In questo contesto si devefare attenzione a non caricare il lavoratore di ulteriori carichi burocratici,finendo per limitare quella "agilità" lavorativa fondamentale alla ricerca.Fondamentale risulta quindi la valorizzazioni delle caratteristiche già presentiin questo settore. In particolare si dovrebbe puntare a modifiche nellagestione delle ore lavorative in relazione al progetto di ricerca che ildipendente sta seguendo, e al superamento del legame esclusivo tra sede dilavoro e prestazione, concetto (in questo campo) già da tempo divenuto unazavorra.

Insomma, se le amministrazioni avranno il giusto coraggio eimpegno, potranno puntare verso quel futuro, in cui lo smart working sarà una baseconcreta che sempre più migliorerà l'efficienza dei propri servizi e diconseguenza la vita del cittadino.

Indietro

Articoli correlati: