Comuni italiani: obbligo di raccolta dei rifiuti organici per tutti

Comuni italiani: obbligo di raccolta dei rifiuti organici per tutti

Dal 1° gennaio 2022, è scattato l’obbligo della raccolta differenziata per il comparto dei rifiuti organici, in tutti i Comuni italiani. L’obbligo è stato inserito dall’articolo 182 ter del DL 152/2006 che porta l’Italia in linea con la direttiva europea 20218/815 in materi di rifiuti. Un impegno richiesto a tutta la Ue, che ha come data d’introduzione l’inizio del 2024, portando quindi l’Italia a spiccare come virtuosa, con ben due anni di anticipo. Già ad oggi, con 7 milioni di tonnellate prodotti dal nostro sistema di compostaggio, siamo in cima alla classifica europea, secondi solo alla Germani.

Già in molti centri la divisione dei rifiuti organici dagli altri tipi di rifiuti è una realtà consolidata, che andrà quindi ad estendersi a chi non si era ancora mosso su questo fronte. La raccolta dovrà comprendere, oltre ai residui di cibo, anche gli imballaggi compostabili (ad esempio di frutta e verdura) ed in bioplastica (ovvero la plastica biodegradabile), come da certificazione EN 13432. LA raccolta dell’organico dovrà avvenire tramite sacchetti compostabili certificati o contenitori a svuotamento riutilizzabili.

Grazie alla separazione dei rifiuti umidi (che a fine 2021 era dell’80% e da gennaio si dovrà estendere al 100%) l’Italia era arrivata al 65% circa di raccolta differenziata. Come ricordato da Enzo Favoino, ricercatore presso la Scuola Agraria del Parco di Monza e Coordinatore del Comitato Scientifico di Zero Waste Europe, “La raccolta dell’organico è fondamentale perché offre un contributo essenziale alla massimizzazione dei tassi di raccolta differenziata”. Oltre al beneficio sul versante ambientale, c’è anche un vantaggio economico legato, infatti, “separando bene l’organico, riduciamo la fermentescibilità dei rifiuti residui indifferenziati non riciclabili. Ciò permette ai Comuni di ridurne la frequenza di raccolta il che, oltre a ridurre i costi complessivi di raccolta, spinge i cittadini a separare meglio anche le altre frazioni riciclabili”.

A livello ambientale, la produzione di compost porta soprattutto a due benefici molto importati: la restituzione di materia viva al suolo, che così viene reso più fertile, e la riduzione del carbonio nell’aria (poiché sono rifiuti che non vengono bruciati). Il carbonio nell’aria è infatti uno dei primi fattori dell’effetto serra. Un ruolo primario viene quindi svolto dai sacchetti compostabili, perché la vecchia busta di plastica non compostabile “diventa un contaminante che si frammenta e sotto forma di microplastiche finirebbe per entrare nella catena alimentare”.

Dal 2020 è stato fondato Biorepack, consorzio di filiera del sistema Conai, proprio dedicato agli imballaggi in bioplastica compostabile, che si è subito distinto nel panorama europeo. Di recente, Biorepack ha siglato un accordo con l’Anci, tramite il quale vengono riconosciuti ai Comuni italiani determinati corrispettivi economici, a seguito dell’organizzazione della raccolta differenziata, del trasporto e del trattamento dei rifiuti di imballaggi in bioplastica compostabile. Il tutto nell’ottica di costituire un’industria sostenibile per i prodotti in bioplastica, che spicchi a livello internazionale, oltre a fornire un vantaggio ai cittadini.

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