Stipendi statali. Nuove risorse per i Ministeri e le differenze con altri settori pubblici
Il recente decreto legge sulla Pubblica Amministrazione (PA) ha previsto significativi #aumenti per gli #stipendi dei #dipendenti #ministeriali, stanziando ben 190 milioni di euro annui per il potenziamento dei #contratti integrativi. Le risorse provengono dal fondo per il personale non contrattualizzato, come professori universitari, magistrati e militari, grazie a un risparmio sugli adeguamenti automatici. Questo intervento avrà un impatto concreto sulle buste paga dei dipendenti dei ministeri, con aumenti superiori ai mille euro lordi annui per ciascun #dipendente.
La distribuzione dei fondi sarà determinata tramite un Dpcm, che sarà elaborato dal Ministro per la PA, Paolo Zangrillo, in collaborazione con il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Tutti i ministeri riceveranno una parte di questi #fondi, con l’obiettivo di armonizzare i trattamenti economici tra i dipendenti delle amministrazioni centrali e quelli delle agenzie fiscali. Si tratta di una misura pensata per ridurre le disparità storiche che hanno privilegiato alcune amministrazioni rispetto ad altre, in particolare per quanto riguarda le indennità accessorie.
Secondo i dati del Ministero dell’Economia, la busta paga media dei dipendenti ministeriali ammonta a 35.293 euro, una cifra significativamente inferiore rispetto agli stipendi degli altri settori pubblici. Infatti, i dipendenti delle agenzie fiscali percepiscono una busta paga media di 42.792 euro, mentre gli enti pubblici come INPS e INAIL arrivano a 47.716 euro. Una delle principali cause di queste differenze è rappresentata dalle indennità accessorie, che nei ministeri valgono in media 10.163 euro all’anno, mentre nelle agenzie fiscali arrivano a 15.086 euro e negli enti pubblici a 20.456 euro.
Questa situazione ha alimentato discussioni sul bisogno di un intervento di redistribuzione più equo delle risorse tra le diverse amministrazioni. In particolare, l’obiettivo del governo è quello di ridurre il divario retributivo, con l’intento di rendere il settore pubblico, e in particolare i ministeri, più competitivo e attraente per i giovani talenti. Il decreto PA mira a ottenere una "progressiva armonizzazione dei trattamenti economici accessori", con l’intento di colmare le disuguaglianze esistenti.
Tuttavia, è importante sottolineare che questo intervento potrebbe ampliare ulteriormente il divario retributivo tra le amministrazioni centrali e quelle locali. Infatti, gli stipendi dei dipendenti degli enti locali sono generalmente più bassi, e le indennità di amministrazione sono praticamente inesistenti. In questo contesto, il piano di aumento retributivo per i ministeri potrebbe rafforzare le differenze tra i due settori.
Oltre agli aumenti salariali, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) ha annunciato un concorso pubblico per il reclutamento di 200 unità di personale non dirigenziale a tempo pieno e indeterminato, da inquadrare nell’Area degli Assistenti in varie sedi sia in Italia che all’estero. Il termine per la presentazione delle domande è fissato al 12 marzo 2025. Questo concorso si inserisce in un quadro più ampio di concorsi e assunzioni che caratterizzano il piano di potenziamento degli organici della Pubblica Amministrazione, in cui i ministeri svolgono un ruolo cruciale.
Infine, va segnalato che recentemente è stato sospeso il concorso del Ministero dell'Interno per 1248 posti destinati a laureati, con i termini che dovrebbero riaprirsi a breve. Questo concorso si inserisce nel flusso di assunzioni previste per rafforzare le risorse del Ministero dell’Interno e potenziare i servizi legati alla sicurezza e alla gestione del personale pubblico.
In conclusione, i nuovi aumenti retributivi per i dipendenti ministeriali rappresentano un passo significativo verso una maggiore equità salariale all'interno della Pubblica Amministrazione. Tuttavia, resta da vedere come questo intervento influenzerà le altre categorie del settore pubblico e se saranno previste misure simili per gli enti locali, per evitare che il divario retributivo si amplifichi ulteriormente.