Patrimonio immobiliare Pubblico: l'Italia possiede ma non conosce

Patrimonio immobiliare Pubblico: l'Italia possiede ma non conosce

Il governo italiano si trova in una situazione paradossale: pur gestendo un #patrimonioimmobiliare dal valore stimato di circa 300 miliardi di euro, non ha una conoscenza completa e dettagliata della consistenza e dell'utilizzo di questi beni. Un'analisi approfondita del Centro di Ricerca sugli Enti Pubblici – Rep, contenuta nel documento “La valorizzazione del patrimonio pubblico”, evidenzia come la responsabilità principale per questa carenza informativa risieda nelle amministrazioni locali, piuttosto che in quella centrale. Molti #Comuni, soprattutto quelli capoluogo, sembrano incapaci di fornire dati accurati e dettagliati, obbligatori per legge e necessari a valutare sia l’uso del patrimonio che la capacità di gestione amministrativa.

A complicare la situazione è la mancanza di uniformità nella pubblicazione dei dati: alcuni comuni pubblicano solo informazioni generali, altri secondo criteri disomogenei. #Milano, ad esempio, utilizza un sistema privo di informazioni specifiche che rende difficile un monitoraggio dettagliato. #Roma, che pure può vantare dati di maggiore qualità rispetto a Milano, è limitata dall’immensa quantità di beni immobili da gestire e, nonostante gli sforzi, fatica a soddisfare le esigenze di trasparenza. Un esempio di quanto il patrimonio pubblico possa essere utilizzato per generare introiti arriva proprio dalla Capitale, dove il Comune affitta un parco nel quartiere Torrino/Mezzocammino alla società Tim per poco più di 10mila euro al mese. Nonostante l'obbligo di trasparenza sui canoni di locazione, questa misura viene rispettata solo da circa il 70% dei capoluoghi italiani, con Milano che registra un incasso medio di 82 euro pro capite, mentre Cagliari si ferma a 26. Roma e L'Aquila, tra i meno performanti, presentano addirittura perdite, attribuite alla vastità del patrimonio e, per L’Aquila, agli effetti persistenti del terremoto del 2009.

Lo scenario non migliora se si guarda al livello regionale, dove la rendicontazione appare altrettanto carente. Regioni tradizionalmente capaci nella gestione amministrativa, come Toscana, Liguria ed Emilia-Romagna, si dimostrano poco attente nella gestione del proprio patrimonio immobiliare. Abruzzo e Puglia emergono come esempi positivi, ma nel complesso la performance di Regioni e Province risulta inferiore a quella dei Comuni capoluogo. La Lombardia, che chiude con un bilancio positivo nella gestione dei canoni (+1,4 milioni di euro), si distingue in questo quadro incerto. Il Lazio, invece, raggiunge un sostanziale pareggio, mentre la Sicilia chiude la gestione immobiliare con un saldo negativo di 46 milioni di euro.

Il valore potenziale di questo patrimonio per il bilancio pubblico è enorme: una sua valorizzazione strategica potrebbe contribuire significativamente al risanamento delle finanze dello Stato. Ma affinché ciò sia possibile, è essenziale che la visibilità sul patrimonio immobiliare sia completa e dettagliata. Alcuni Comuni, come Macerata, Prato e Frosinone, si distinguono per un’elevata capacità di rendicontazione. Quest’ultimo, nonostante le difficoltà complessive in ambito amministrativo, si distingue per la meticolosità nella gestione immobiliare, dettaglio che sottolinea l'importanza di personale dedicato al singolo servizio. Tra i capoluoghi del Sud, Catania e Cagliari mostrano risultati eccellenti, con quest’ultima particolarmente efficiente nella gestione degli immobili confiscati alla criminalità organizzata.

Il documento di Rep evidenzia una questione urgente: l’importanza di una gestione consapevole e trasparente del patrimonio pubblico. Solo con dati completi e una valorizzazione oculata si potrà realizzare il potenziale economico di questi beni, contribuendo al risanamento delle finanze statali e all’efficienza del servizio pubblico.

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