Divisioni sulla riforma del catasto
Oggi come nel 2014, anno in cui era già finita sul bancodelle riforme da attuare per poi essere lasciata da parte, la riforma del catasto resta oggetto diforti discussioni. La stessa maggioranza risulta spaccata nell'affrontarequesto argomento. L'attuale normativa sul catasto risale al Regio Decreto 589(dell'aprile del 1939), e questo basta a far capire quanto le rendite attuali derivinoletteralmente da "un altro tempo".
La norma deldisegno di legge prevede che l'attuale sistema di rilevazione catastale siamodificato per renderlo più moderno, e fare in modo che gli strumenti diindividuazione e controllo delle consistenze dei terreni e dei fabbricati sianoresi a loro volta più attuali, stando a precisi criteri e principi direttivi. L'obiettivoprincipale sarebbe quello di permettere ai Comuni e all'Agenzia dell'Entrate diavere gli strumenti necessari per scoprire immobili abusivi o correggere ilclassamento attribuito erroneamente a certe proprietà.
Il varo del nuovocatasto dei fabbricati è fissato per ora al 1° gennaio 2026, ad ogni unitàimmobiliare saranno associate alla rendita catastale (come già oggi), al valorepatrimoniale e a una rendita attualizzata in base ai normali valori espressidal mercato, come già avviene nel resto dell'Europa. I valori espressi dalmercato saranno soggetti ad un aggiornamento costante, in modo da considerarele potenziali variazioni capitate in chiave locale o per altri fattori. Specialiriduzioni sono previste per gli edificidi interesse storico-artistico, in genere sottoposti ad elevati costi dimanutenzione e conservazione e con pesanti vincoli.
La norma ha al suo interno una specifica riguardol'impossibilità di usare le informazioni ottenute dalla revisione al fine dideterminare la base imponibile dei tributi la cui applicazione si fonda sullerisultanze catastali. Eppure per alcuni osteggiatori, temono che la riformapossa fare da trampolino ad un rialzo delle tasse sugli immobili. Anche se nonin maniera diretta, infatti, sarebbe possibile giungere ad una perdita dieventuali agevolazioni, ad esempio utilizzando i nuovi parametri per il calcolodell'Isee.
Stando a quanto censito negli archivi catastali italiani, lostock immobiliare del nostro paese raggiungequasi i 76,5 milioni di immobili (o loro porzioni), come rilevato daun'elaborazione del Centro Studi Enti Locali. Circa 66 milioni di tali immobilisono censiti nelle categorie catastali ordinarie e speciali, con attribuzionedi rendita. La somma delle rendite catastali degli edifici di gruppo A, (adesclusione degli uffici), è pari a 17,2 miliardi di euro. Circa 3 milioni emezzo sono quelli censiti nelle categorie catastali del gruppo F, cherappresentano immobili non idonei (temporaneamente o meno), a produrreordinariamente un reddito e circa 6,8 milioni sono beni comuni non censibili,cioè di proprietà comune e che non producono reddito, o unità ancora inlavorazione. Numeri molto importanti, che portano con se anche una vasta zonagrigia relativa al patrimonio immobiliare italiano, e che non mancheranno difar discutere ancora.