Nuovo Gdpr, nuovi controlli sui Comuni
Al via i controlli del Garante della Privacy per i grandi enti locali.
I soggetti pubblici che trattano dati personali sono tenuti a nominare un RPD e comunicarne i dati di contatto, la comunicazione accurata di tali informazioni è fondamentale per garantire la conformità alle normative sulla protezione dei dati ( regolamento UE 2016/679 GDPR). Gli accertamenti mirano infatti a verificare la correttezza dei dati comunicati all’Authority circa il Responsabile della Protezione dei Dati (Dpo o RPD). La comunicazione dei dati di contatto del DPO al Garante per la Privacy è essenziale per consentire un contatto diretto e rapido tra l'Autorità e il Responsabile. Il DPO svolge un ruolo chiave come intermediario tra l'ente e l'Autorità competente.
Per il momento le verifiche del Garante riguardano solo i grandi enti locali, come comunicato nella newsletter n. 503 del 26 maggio 2023, in futuro è possibile che si estendano anche agli enti locali di dimensioni più ridotte.
Gli enti pubblici interessati includono:
° Amministrazioni dello Stato;
° Regioni, Province, Comuni;
° Università;
° Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura (CCIAA);
° aziende del Servizio Sanitario Nazionale.
In caso di violazioni a tale obbligo normativo, potrebbero essere avviate procedure correttive con sanzioni fino a 20 milioni di euro.
L'adempimento di questa disposizione avviene una procedura online dedicata, disponibile a questo link .
Tra le irregolarità previste dalla normativa circa la nomina del Responsabile della Protezione dei Dati:
• omettere di nominare un DPO;
• nominare un DPO senza le adeguate competenze, inclusa la conoscenza del funzionamento dell'ente locale;
• non stipulare un contratto con il DPO;
• non pubblicare i dati di contatto del DPO presso il Garante della Privacy;
• non comunicare al Garante i dati di contatto del DPO;
• non comunicare al Garante i dati di contatto di un nuovo DPO che subentra a un precedente;
• nominare un DPO in conflitto di interessi;
• nominare un RPD interno senza un diretto contatto gerarchico all'interno dell'ente;
• assegnare al DPO compiti che non sono pertinenti e che impediscono l'esercizio delle sue principali funzioni.